Gino De Dominicis
Gino De Dominicis, Che cosa c'entra la morte?, foto di gruppo alla VII Biennale di Parigi 1971. Foto di Massimo Piersanti
BIOGRAFIA
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Nato ad Ancona, nel 1947, morto a Roma nel 1998. Il suo lavoro è la negazione stessa della moderna concezione di opera, una reazione contro l’arte del proprio tempo. Per De Dominicis l’arte non è una cosa in sé, ma un mezzo, un filo per trasmettere ciò che altrimenti non sarebbe visibile. Il tema fondamentale degli esordi è l’immortalità, la battaglia contro la morte. Per lui l’immortalità non è semplicemente una metafora ma, in linea con la filosofia ermetica, costituisce un traguardo. De Dominicis si preoccupa di anestetizzare, e spesso, di esasperare i conflitti latenti fra gli oggetti cercando di dissacrare il rapporto fra l’occhio, la mano e la mente. Per lui il titolo deve invitare a sospettare che, nelle pieghe dell’opera, si nasconda un’insondabile profondità. Da allora, la messa in scena funzionale e la proliferazione combinatoria caratterizzano tutti i titoli successivi – fino a diventare dei veri e propri testi- spesso per dar vita ad un paradosso violento. Quella di De Dominicis è un’opera che riflette su sé stessa, impegnata a distruggere la stessa cosa che crea. Il suo esordio avviene nel 1969 presso la Galleria L’Attico di Roma, dove vengono esposte opere oggi molto famose come Pietra, Asta in bilico, Cubo invisibile, Materiale radioattivo. |
BIOGRAPHY |
Gino de Dominicis was born in Ancona in 1947 and died in Rome in 1998. HE was a controversial and mystifying artist.
He studied at the Arts Academy of Ancona, helped by Edgardo Mannucci. His first exhibition was at Rome's Galleria L'Attico in 1969. In the late 1970s he started collaborating with Galleria Emilio Mazzoli in Modena , where he held his last exhibition in 1998. De Dominicis first appearance in the Venice Biennale in 1972 included a young man with Down’s syndrome as an element in an installation. De Dominicis’ opinion is that immortality is not just a metaphor but a finishing line and one of his most famous quotes is “art can give us immortality”. In 1999 Harald Szeemann dedicated him an exhibition in the 48th Venice Biennale. |
Cosa c'entra la morte?
Fotografia
1971
Fotografia
1971