R-ESISTENZE INALIENABILI

Intervista a Silva/Collettivo Ruhetag in occasione della mostra ‘R-ESISTENZE INALIENABILI. Arte contemporanea per i Diritti Umani’ al MAAD
di Maria Chiara Wang
Come nasce la collaborazione con il MAAD e con Voci per la Libertà?
La fotografia e la musica sono state le arti che ci hanno fatto incontrare.
Dapprima la mia stretta collaborazione con il festival Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty, con il quale lavoro e dove ho esposto diversi progetti di fotografia d’azione sociale, tra cui R-esistenze e Inalienabile - musica e diritti umani. Poi la collaborazione con il MAAD, dove rivedremo entrambi i progetti, ma in una nuova e diversa veste, con la direzione artistica di Gian Luca Beccari.
Puoi descriverci i due progetti che porterai ad Adria e che hanno dato il nome alla mostra ospitata dal MAAD?
Inalienabile – musica e diritti umani è un’opera multimediale in divenire, un percorso di riflessioni e immagini che esplora il rapporto tra musica e diritti umani, sviluppato attraverso varie voci e diversi linguaggi artistici. Ad oggi hanno partecipato gli artisti vincitori del premio Amnesty International Italia, attivi nella difesa e nella sensibilizzazione nei confronti di tale tema: alle riflessioni sonore di Francesco Guccini sul rapporto tra presa di coscienza e letteratura, si alternano i pensieri di Simone Cristicchi sulla memoria e l'arte. Le considerazioni di Carmen Consoli sul diritto di tornare a sognare si intrecciano a quelle di Fiorella Mannoia sul diritto allo studio. E così via. È un progetto in continuo divenire, che ambisce a diventare una riflessione collettiva, dove ogni arte si ispira all’altra in un circolo relazionale di fotografie, voci, luci, musiche, video, grafica. Per questo gli elementi dell’opera inalienabile.com sono contenuti in cerchi simboleggianti pianeti in connessione tra loro. Ognuno di essi, come ognuno di noi, è parte fondante di un sistema più ampio, quello della collettività e della natura stessa. Le musiche sono della violoncellista canadese Julia Kent e la grafica è del designer Davide Falzone. La direzione artistica dell’installazione è del regista Gian Luca Beccari.
R-esistenze è un progetto realizzato con gli abitanti della città di Bolzano che si avvale della fotografia come mezzo di dialogo tra culture e generazioni. “Tu come fai a r-esistere?” Questa è la domanda che ha condotto i partecipanti a riflettere e a proporre personali linee di esistenza. Come Alessandro, un bimbo di 9 anni, che ci racconta che “la resistenza è roba per tutti. Se ti sta a cuore lotti, perché è una roba che è mia, degli altri, di tutti. Se io credo sarò forte, ma non in senso di muscoli.”
R-esistenze è un progetto di domande, pensieri, nuove proposte, dove le fotografie in mostra testimoniano le “vie di r-esistenza” che ogni persona concretamente, giorno dopo giorno, mette in atto alla ricerca di un personale e autentico progetto di vita.
In che modo i tuoi lavori dialogheranno con le 30 tavole illustrate della DUDU?
Operiamo tutti per la cultura dei diritti umani e il nostro desiderio è quello di proporre percorsi teorico-pratici per diffonderne e promuoverne il rispetto. La mostra si sviluppa su diversi piani: dall’approfondimento della Dichiarazione universale dei diritti umani, all’impegno per la sua applicazione, ai laboratori educativi.
Come arte contemporanea e musica possono sostenere la lotta per i diritti umani?
Tra musica e diritti umani c’è uno scambio reciproco, una relazione continua. Una delle domande che abbiamo posto ai partecipanti al progetto è che cosa possono fare i diritti umani per la musica e che cosa può fare la musica per i diritti umani. Così abbiamo riflettuto con Cristicchi sulla valenza sociale dell’artista e sull’arte come antidoto all’oblio; il ruolo della musica come specchio della società è stato uno dei discorsi che abbiamo affrontato con Fiorella Mannoia; con Roy Paci - invece - abbiamo approfondito il ruolo della musica nell’educazione all’ascolto, di cui oggi abbiamo un estremo bisogno. Ognuno ha raccontato la propria esperienza perché la musica è la nostra storia, collettiva e personale. La musica è un percorso per recuperare e conoscere parti di sé: un ritorno a casa, alle origini, a un centro di luce e ombra che ci accomuna e che ci può dare la possibilità di vivere appieno i diritti umani. Poi sta ad ogni donna e ad ogni uomo volerla vivere in un modo o nell’altro. Per noi, come nelle parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, “La musica è la colonna sonora del nostro impegno. La colonna sonora delle dittature è il silenzio”.
In riferimento al vostro progetto ‘Inalienabile’: a quale delle 4 domande risponderesti e come?
Rispondo alla quarta domanda: “C’è un’immagine che rappresenta il diritto che ti coinvolge di più?” Un’immagine che rappresenta per me “il diritto di essere felice e in pace” è una fotografia di mia madre sdraiata sul letto, di profilo, mentre alza leggermente la schiena e protende le braccia verso di me. Quel gesto materno è un gesto orizzontale che mi abbraccia tutte le volte che lo penso. Tutti abbiamo il dritto di avere accanto qualcuno che ci comprenda, che ci accolga per come siamo, senza giudizio, qualcuno da poter anche ricambiare. Sai come stai bene con te stesso poi? E quanto desiderio e voglia hai di conoscere l’altro? È nell’affetto autentico che si riscoprono i diritti umani.
di Maria Chiara Wang
Come nasce la collaborazione con il MAAD e con Voci per la Libertà?
La fotografia e la musica sono state le arti che ci hanno fatto incontrare.
Dapprima la mia stretta collaborazione con il festival Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty, con il quale lavoro e dove ho esposto diversi progetti di fotografia d’azione sociale, tra cui R-esistenze e Inalienabile - musica e diritti umani. Poi la collaborazione con il MAAD, dove rivedremo entrambi i progetti, ma in una nuova e diversa veste, con la direzione artistica di Gian Luca Beccari.
Puoi descriverci i due progetti che porterai ad Adria e che hanno dato il nome alla mostra ospitata dal MAAD?
Inalienabile – musica e diritti umani è un’opera multimediale in divenire, un percorso di riflessioni e immagini che esplora il rapporto tra musica e diritti umani, sviluppato attraverso varie voci e diversi linguaggi artistici. Ad oggi hanno partecipato gli artisti vincitori del premio Amnesty International Italia, attivi nella difesa e nella sensibilizzazione nei confronti di tale tema: alle riflessioni sonore di Francesco Guccini sul rapporto tra presa di coscienza e letteratura, si alternano i pensieri di Simone Cristicchi sulla memoria e l'arte. Le considerazioni di Carmen Consoli sul diritto di tornare a sognare si intrecciano a quelle di Fiorella Mannoia sul diritto allo studio. E così via. È un progetto in continuo divenire, che ambisce a diventare una riflessione collettiva, dove ogni arte si ispira all’altra in un circolo relazionale di fotografie, voci, luci, musiche, video, grafica. Per questo gli elementi dell’opera inalienabile.com sono contenuti in cerchi simboleggianti pianeti in connessione tra loro. Ognuno di essi, come ognuno di noi, è parte fondante di un sistema più ampio, quello della collettività e della natura stessa. Le musiche sono della violoncellista canadese Julia Kent e la grafica è del designer Davide Falzone. La direzione artistica dell’installazione è del regista Gian Luca Beccari.
R-esistenze è un progetto realizzato con gli abitanti della città di Bolzano che si avvale della fotografia come mezzo di dialogo tra culture e generazioni. “Tu come fai a r-esistere?” Questa è la domanda che ha condotto i partecipanti a riflettere e a proporre personali linee di esistenza. Come Alessandro, un bimbo di 9 anni, che ci racconta che “la resistenza è roba per tutti. Se ti sta a cuore lotti, perché è una roba che è mia, degli altri, di tutti. Se io credo sarò forte, ma non in senso di muscoli.”
R-esistenze è un progetto di domande, pensieri, nuove proposte, dove le fotografie in mostra testimoniano le “vie di r-esistenza” che ogni persona concretamente, giorno dopo giorno, mette in atto alla ricerca di un personale e autentico progetto di vita.
In che modo i tuoi lavori dialogheranno con le 30 tavole illustrate della DUDU?
Operiamo tutti per la cultura dei diritti umani e il nostro desiderio è quello di proporre percorsi teorico-pratici per diffonderne e promuoverne il rispetto. La mostra si sviluppa su diversi piani: dall’approfondimento della Dichiarazione universale dei diritti umani, all’impegno per la sua applicazione, ai laboratori educativi.
Come arte contemporanea e musica possono sostenere la lotta per i diritti umani?
Tra musica e diritti umani c’è uno scambio reciproco, una relazione continua. Una delle domande che abbiamo posto ai partecipanti al progetto è che cosa possono fare i diritti umani per la musica e che cosa può fare la musica per i diritti umani. Così abbiamo riflettuto con Cristicchi sulla valenza sociale dell’artista e sull’arte come antidoto all’oblio; il ruolo della musica come specchio della società è stato uno dei discorsi che abbiamo affrontato con Fiorella Mannoia; con Roy Paci - invece - abbiamo approfondito il ruolo della musica nell’educazione all’ascolto, di cui oggi abbiamo un estremo bisogno. Ognuno ha raccontato la propria esperienza perché la musica è la nostra storia, collettiva e personale. La musica è un percorso per recuperare e conoscere parti di sé: un ritorno a casa, alle origini, a un centro di luce e ombra che ci accomuna e che ci può dare la possibilità di vivere appieno i diritti umani. Poi sta ad ogni donna e ad ogni uomo volerla vivere in un modo o nell’altro. Per noi, come nelle parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, “La musica è la colonna sonora del nostro impegno. La colonna sonora delle dittature è il silenzio”.
In riferimento al vostro progetto ‘Inalienabile’: a quale delle 4 domande risponderesti e come?
Rispondo alla quarta domanda: “C’è un’immagine che rappresenta il diritto che ti coinvolge di più?” Un’immagine che rappresenta per me “il diritto di essere felice e in pace” è una fotografia di mia madre sdraiata sul letto, di profilo, mentre alza leggermente la schiena e protende le braccia verso di me. Quel gesto materno è un gesto orizzontale che mi abbraccia tutte le volte che lo penso. Tutti abbiamo il dritto di avere accanto qualcuno che ci comprenda, che ci accolga per come siamo, senza giudizio, qualcuno da poter anche ricambiare. Sai come stai bene con te stesso poi? E quanto desiderio e voglia hai di conoscere l’altro? È nell’affetto autentico che si riscoprono i diritti umani.